Può, dietro un’ opera d’arte, nascondersi un’intera esistenza? Può un quadro, una statua, un libro o una canzone scindersi da chi l’ha creata, vivere di vita propria e travalicare anche le colpe del suo autore? Michael, al di là dei suoi eccessi, dei suoi processi, delle sue presunte deviazioni, del suo non accettarsi fino a rinnegare la sua stessa pelle è, in alcuni casi, contestabile, deprecabile, per lo meno giudicabile, ma questo non vale per il suo Genio. E’ ora che si dica forte e chiaro, senza fraintendimenti, anche per bocca di quei critici spocchiosi e dei musicofili snob che Thriller è, senza alcun dubbio, l’album più importante (e più bello) della storia della musica moderna. Ventisei anni fa un poco più che ventenne ragazzo nero, già famoso più come fenomeno da baraccone che come artista, ha saputo rivoluzionare il pop in appena quarantadue minuti con canzoni come Billie Jean, Beat It e, appunto, Thriller vendendo qualcosa come 109 milioni di copie. Quel ragazzo ha saputo dimostrare, come solo Elvis prima di lui, che la comunicazione passa anche attraverso il ballo e che il proprio corpo può farsi metafora dei tempi, icona della straniante modernità di quegli anni. E proprio il suo corpo, quel corpo che camminava sulla luna, ne è stato metafora discendente fino alla fine. Ma il Genio è altro, forse troppo grande per essere contenuto in un qualunque corpo mortale e allora ti divora, ti consuma ed in cambio della carne ti dona l’immortalità. L’ultima scena del video di Billie Jean immortala un Michael invisibile che cammina su di un marciapiede che si illumina al suo passaggio; ebbene, il Re ha tracciato il cammino, speriamo che qualcun’altro, prima o poi, sia degno di seguirlo.
Il Re è morto, onore al Re.
Nessun commento:
Posta un commento